
Dal 1308 è stata la residenza ufficiale dei signori di Mantova. Ogni duca ha voluto aggiungere un’ala per sé e per le proprie opere d’arte, il risultato è un’area di più di 35.000 m² che ne fanno una delle regge più estese d’Europa dopo i palazzi del Vaticano, il Palazzo del Louvre, la Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta, la Reggia di Venaria Reale, il Palazzo Buckingham, il Castello di Fontainebleau, il Palazzo d’Inverno o ancora il Palazzo Reale di Stoccolma. Ha più di 500 stanze[5] e racchiude 7 giardini e 8 cortili.
L’interno del palazzo è quasi spoglio poiché, in seguito a ristrettezze finanziarie, i Gonzaga, iniziando dal duca Ferdinando, alienarono opere d’arte (soprattutto a Carlo I d’Inghilterra) e arredi. Ulteriori spoliazioni furono causate dal sacco di Mantova del 1630 e dalle sottrazioni dell’ultimo duca Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, riparato a Venezia nel 1707.
Con il governatore imperiale Filippo d’Assia-Darmstadt, nel 1716, il palazzo fu nuovamente ancorché parzialmente arredato con dipinti, sculture e arredi provenienti dalle ex residenze ducali dei Pico a Mirandola, il cui ultimo duca Francesco Maria II,nel 1706, era stato dichiarato decaduto per “fellonia” dall’imperatore Giuseppe I d’Asburgo.
Persa la sua funzione di Corte polifunzionale al servizio della famiglia dominante, il palazzo si vide spogliato di funzioni e significato per tutto il periodo di dominio asburgico e francese e poi nuovamente fino alla fine della dominazione austriaca nel 1866. Assunse sempre più funzioni militari come cardine della piazzaforte che era diventata la città di Mantova. Tra gli ambienti destinati a uso militare era incluso quasi totalmente il Castello di San Giorgio, adibito dalle autorità austriache anche a carcere, dove furono reclusi i patrioti italiani tra i quali alcuni dei Martiri di Belfiore.
Il Castello di San Giorgio fu costruito a partire dal 1395 e concluso nel 1406 su committenza di Francesco I Gonzaga e su progetto di Bartolino da Novara. Andrea Mantegna, chiamato a Mantova nel 1460 dal marchese Ludovico II e vissuto nella città virgiliana fino alla morte, avvenuta nel 1506 realizzò all’interno del Castello di San Giorgio la sua opera più celebre e più geniale, la Camera Picta o Camera degli Sposi.
Nel corso del XXI secolo il complesso monumentale di Palazzo Ducale fu colpito da eventi sismici di una intensità inusuale. I terremoti dell’Emilia del 2012 provocarono inizialmente danni ad alcune sale del palazzo gonzaghesco (Sala di Manto, Galleria dei Mesi, Corridoio del Bertani). Il palazzo, chiuso dal 20 maggio 2012, fu successivamente riaperto alla visite turistiche solo parzialmente, dovendosi procedere a importanti opere di ripristino in Corte Nuova, l’ala del palazzo maggiormente danneggiata dalle scosse telluriche. Ben più gravi risultarono i danni causati dalle scosse del 29 maggio che, oltre a peggiorare le lesioni risalenti alla scossa del 20, colpirono il campanile della Basilica palatina di Santa Barbara e il Castello di San Giorgio, nel quale, anche se marginalmente, fu danneggiata la celeberrima Camera degli Sposi di Andrea Mantegna.
L’insieme architettonico di Palazzo Ducale colpisce per le sue dimensioni (35.000 m² con oltre 1000 ambienti) e la complessità dei suoi corridoi interconnessi tanto che fu definito “città-palazzo”.